R. Santoro (Sediva Roma) Confronto tra costo farmacista dipendente e farmacista libero professionista

Di Marino Mascheroni 17/02/2025

Mi permetto allegare un articolo tratto da una analisi dell’ illustrissimo dr. Roberto Santoro di Sediva su un argomento di notevole attualità. Il confronto e l’impatto del costo del farmacista nelle due forme contrattuali : lavoratore subordinato e farmacista libero dipendente.

Confronto costo fra farmacista dipendente e farmacista libero professionista

Di dr. Roberto Santoro – Sediva Roma

Una pur rapida disamina dello specifico argomento indicato nel titolo crediamo si renda necessaria, perché – ancor più di questi tempi – ci pare si accentui il numero dei farmacisti che collaborino con farmacie [di cui sia titolare un farmacista in forma individuale o una società, non fa differenza perché in realtà la questione si pone nello stesso modo in un caso come nell’altro] ponendo dunque sul tavolo il problema del loro costo. Ora, il costo aziendale omnicomprensivo di un farmacista collaboratore che operi con contratto di lavoro dipendente a tempo pieno [diciamo, 1° livello] dovrebbe generalmente aggirarsi su 40/45mila euro. Possiamo allora – se non altro, prudenzialmente – dividere tale importo nelle 46 settimane di lavoro che potrebbe effettivamente essere prestato nel corso dell’anno, considerando ferie, permessi, festività e qualche inevitabile giorno di malattia, ottenendo così un costo settimanale pari a € 913. Ma possiamo ulteriormente dividere questo costo settimanale anche nei cinque giorni di lavoro per avere un costo giornaliero pari a € 183.

Non resta a questo punto che calcolare il costo orario che quindi – tenuto conto delle otto ore giornaliere – diventa pari a € 23. È però anche vero – attenzione – che la già accennata carenza, ormai diventata quasi cronica, di farmacisti collaboratori registrati in questi ultimi anni ha comportato nei fatti un aumento del loro “potere contrattuale”, con l’effetto nel concreto di indurre la farmacia datrice di lavoro a incentivare in vari modi e sotto vari profili l’avvio e/o la conservazione del rapporto di lavoro dipendente, riconoscendo cioè, tanto per esemplificare, premi di produzione e/o fringe benefit di diversa natura con inevitabile crescita del costo orario dai predetti € 23 a un valore che certo non di rado può diventare pari a € 25/26, se non talvolta di più [o addirittura molto di più…]. I farmacisti liberi professionisti, quindi con partita iva, che fatalmente si rivelano dunque sempre più numerosi, “domandano” da parte loro tariffe orarie variabili da un minimo di € 30 a un massimo anche di € 50/60, soprattutto per il lavoro svolto nei giorni festivi [per non parlare degli orari notturni]. Ricorrere perciò a questa forma di forza-lavoro può in alcuni casi diventare inevitabile, soprattutto in momenti emergenziali, ma diventa doveroso – è chiaro – un confronto del costo orario del farmacista libero professionista con quello del farmacista dipendente, quello che abbiamo appena sviluppato. Tenuto allora anche conto dei minori vincoli contrattuali afferenti a un rapporto di lavoro autonomo (con alcuni aspetti positivi, ma anche altri negativi), il costo orario equo e sostenibile per un farmacista a partita iva per l’attività svolta nei giorni feriali potrebbe/dovrebbe essere pari a € 30/35. Valori superiori possono risultare pertanto troppo onerosi per la gestione della farmacia, sopportabili evidentemente solo per brevi periodi/o per superare magari situazioni di emergenza o di indifferibili necessità aziendali. Se quindi ipotizziamo il costo orario di € 35 e una marginalità media della farmacia del 32%, otteniamo che il farmacista a partita iva “deve” realizzare un fatturato orario di € 109, a cui aggiungiamo l’iva calcolata con un’aliquota media del 12%, per ottenere un ammontare delle vendite per ciascuna ora di lavoro [sia per “contanti” che per cessioni agli assistiti dal SSN] pari a € 122, un importo con cui peraltro copriamo semplicemente il costo dell’unità lavorativa, senza perciò contribuire – un aspetto che viene sin troppo e sin troppo spesso sottovalutato in qualche analisi – alle spese generali di gestione (canone di locazione, utenze, ecc.) e/o alla formazione dell’utile della farmacia. Sempre nel caso di otto ore lavorative, insomma, il fatturato minimo deve di conseguenza corrispondere a € 976, sempre per coprire semplicemente il costo del farmacista “free lance”. Per concludere, non c’è chi non veda come si renda ineludibile un’attenta e soprattutto rigorosa analisi economica che guardi, ovviamente molto da vicino, anche – ma, forse è meglio precisare, soprattutto – nella gestione delle “famose” risorse umane, che talora sembrano assumere le sembianze e i ruoli delle fantastiche e mitologiche arabe fenici.

(R. Santoro – Piazza Pitagora – Sediva Roma)

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